IL DISASTRO AEREO DEL 26 GIUGNO 1959 A OLGIATE OLONA

 

Cronaca Starliner L-1649A Testimonianze Documenti e notizie stampa

 

Cronaca del disastro aereo

 

Fotografia aerea di cascina Agnese con i resti del Super Constellation


I resti del Super Constellation


L’arcivescovo di Milano, cardinale Montini, benedice i resti delle vittime del disastro aereo

26 giugno 1959: l’incidente

 

 

Lo Starliner L-1649A della TWA numero di registrazione N7313C fotografato all’Aeroporto di Roma Ciampino

 

 

Olgiate Olona, venerdì 26 giugno 1959, ore 17.33: mentre infuriava un violento nubifragio, un quadrimotore Lockheed Super Constellation L-1649A Starliner (numero di registrazione N7313C, msn 1015, nome assegnato Star of the Severn) della compagnia aerea statunitense Trans World Airlines (TWA) decollato alle 17.20, con quindici minuti di ritardo, dall’aeroporto Milano-Malpensa (aveva fatto scalo con ventuno passeggeri a bordo, imbarcandone altri quaranta) e diretto, come stabilito dalla rotta del volo 891, prima a Parigi-Orly (con arrivo previsto alle ore 19, sbarco di ventotto passeggeri, partenza alle ore 20) e poi a Chicago-O’Hare (con arrivo alle ore 6.40 del giorno successivo), dopo aver comunicato alle ore 17.32 la posizione al radiofaro di Saronno, nel cielo sopra il paese venne colpito da un fulmine, esplose, si incendiò, si disintegrò in varie parti che precipitarono in un raggio di centinaia di metri, sotto lo sguardo della gente attonita richiamata da sinistri rumori e forti bagliori.
Il volo TWA 891 era cominciato ad Atene alle 10.15 con il Lockheed Super Constellation L-1649A numero N8083H con sei passeggeri a bordo. Dopo l’atterraggio a Roma-Ciampino alle 12.15, l’aereo venne sostituito dal numero N7313C e vi fu il cambio di parte dell’equipaggio come da programma. A Roma si imbarcarono altre quindici persone.
A terra, i resti del velivolo furono rinvenuti assai distanti tra loro: i timoni sul muro di cinta di uno stabilimento tessile, i quattro motori tra Marnate e Castellanza, fusoliera e carrello a Olgiate Olona nella zona boschiva di via per Marnate, a pochi metri da cascina Agnese, la semiala destra a oltre cinquecento metri di distanza dalla fusoliera in un campo di granoturco nel territorio di Marnate.
L’arrivo delle Forze dell’ordine e dei soccorritori fu tempestivo, ma i Vigili del fuoco riuscirono a dominare le fiamme solo alle ore 21 circa.
Si precipitò sul luogo dello schianto il sindaco di Olgiate Olona, cavalier Carlo Ferrari (che sul fatto relazionò dettagliatamente parlando al Consiglio comunale di Olgiate Olona e con lettera alla Prefettura di Varese), accompagnato dal segretario comunale, ragionier Giovanni Capozza, e dall’ufficiale sanitario, dottor Lorenzo Fraenza.
Verso le venti sotto furiose raffiche di pioggia giunse sul luogo della tragedia accompagnato dal parroco olgiatese don Aldo Zecchin (che descrisse la sciagura sul Liber Chronicus parrocchiale), anche l’arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Battista Montini, che partì da Milano dopo aver appreso la notizia: impartì la benedizione ai resti delle vittime intrappolati tra le lamiere accartocciate della fusoliera.
La sera stessa arrivarono a Olgiate Olona alcuni familiari delle vittime; i parenti dei morti appresero quasi tutti la notizia dai mass media i cui operatori - giornalisti e fotoreporter - giunsero in poco tempo davanti ai resti della sciagura.

 

Giornalisti e fotoreporter di tutti gli organi di stampa e radiotelevisivi giunsero a Olgiate Olona mentre il nubifragio imperversava; il fatto era notizia di rilevanza internazionale, non solo per compagnia aerea e velivolo coinvolti nel disastro e per il numero delle vittime, ma anche per la loro provenienza: sedici italiane, tra cui la sorella del celebre scienziato Enrico Fermi e noti imprenditori, trentasette statunitensi (quattordici nate in Italia o di origini italo-americane), sette francesi, quattro britanniche, tre cilene (moglie e figli del console cileno a Tokyo), una tedesca, una israeliana (milanese di adozione), una egiziana.
Giornalisti e fotoreporter raccolsero il drammatico e concitato racconto dei testimoni ancora sotto choc: i componenti le quattro famiglie residenti a cascina Agnese (le due famiglie Adobati, i Barbieri, i Facchinetti), il sindaco di Busto Arsizio, Giovanni Rossini (al momento dell’incidente si trovava a poche decine di metri), i vigili del fuoco di Gallarate, i bersaglieri della caserma di Solbiate Olona, la popolazione che in vari punti del paese aveva assistito, impietrita, alla caduta del velivolo della TWA.
L’evento determinò pure lavoro e spese extra per la macchina amministrativa comunale di Olgiate Olona chiamata a gestire una eccezionale emergenza.

 

 

26/06/1959 - Notiziario televisivo

 

Filmato dal titolo EraOggi che riporta la notizia di ciò che accadde il 26 giugno 1959. Si tratta di un notiziario televisivo dell’epoca dedicato al disastro aereo: le riprese girate dai reporters il giorno stesso del disastro mostrano la facciata di Cascina Agnese, i soccorritori e le forze dell’ordine all’opera sul luogo dello schianto, i resti del velivolo, la prima pagina del quotidiano La Notte, la fotografia di una delle vittime del disastro.

 

NOTA: video reperito nel web sulle cui origini non è stato possibile risalire - siamo disponibili a inserire i crediti relativi alle immagini qualora il proprietario del filmato lo richiedesse.

 

I resti della fusoliera dell’aereo e sullo sfondo cascina Agnese

27 giugno 1959: il recupero delle 70 vittime

 

Su disposizione della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, il recupero delle vittime iniziò all’alba di sabato 27 giugno 1959; il parroco olgiatese don Aldo Zecchin seguì ogni istante della certosina e macabra operazione di ricerca e composizione dei resti dei cadaveri che furono rinvenuti quasi tutti gravemente mutilati e carbonizzati.
Non si può dire a parole lo scenario agghiacciante del luogo dove la fusoliera del Super Constellation si schiantò: un bosco diventato un inferno di rottami e cadaveri che emerse con maggiore nitidezza alle prime luci del giorno. La tragicità di tale visione resta indimenticabile per sempre nella memoria dei testimoni oculari e dei soccorritori che in quell’inferno si gettarono. Con la stessa pietà dimostrata il 27 giugno 1959, decenni dopo raccontarono quell’inferno all’autore del volume sul disastro aereo, sottovoce e con silenzi che parlano assai più di parole e balbettii; ricordarono che i passeggeri (fatta eccezione per una bambina che si trovò abbracciata a una delle due hostesses) morirono tutti al loro posto, seduti sui sedili e con le cinture allacciate mentre il Super Constellation esplodeva in volo e che il violentissimo schianto della fusoliera mutilò tutte le vittime i cui resti finirono al suolo sparpagliati ovunque qua e là, divenendo spesso una sola cosa coi neri rottami del velivolo e col terreno.

 

Sul registro d’imbarco del volo 891 figuravano sessantotto persone, cinquantanove passeggeri (tra cui tre funzionari della TWA) e nove membri dell’equipaggio. Ma le vittime furono settanta: fu rinvenuto, il corpo di un bambino imbarcato clandestinamente [Luis Quinteros Jr., ndr.] e una delle donne a bordo [Marfisa Bertolucci, ndr.] era in stato di gravidanza e prossima al parto. Sessantanove bare vennero allineate e numerate vicino al luogo dello schianto, una delle quali, la numero 67, contenente i resti di cadaveri non riconducibili a nessuna delle vittime.

 

 

27/06/1959 - Cinegiornale

 

Immagini dell’Archivio storico Lucarelli girate a Olgiate Olona sul luogo della sciagura il 27 giugno 1959 - prodotte sotto forma di cinegiornale (probabilmente per la RAI radiotelevisione italiana): montate come servizio della durata di 46 secondi, con commento vocale e sottofondo musicale solenne e lugubre - immortalano alcuni attimi del giorno successivo a quello del disastro aereo e attestano quanto nel sonoro del video viene definito allucinante quadro di orrore e di morte: parte dei rottami del Super Constellation schiantato al suolo in via per Marnate vicino a cascina Agnese, il timone caduto su un muro di cinta in località Garottola, l’autogru poi usata per estrarre dal suolo la fusoliera dello sfortunato velivolo, olgiatesi e curiosi che da lontano osservano il teatro della tragedia, militari che presidiano la zona, inquirenti e personale della TWA, medici legali in camice bianco, crocerossine, l’arrivo di un autocarro carico di bare, il dolore dei familiari delle settanta vite immortali che giungono sul luogo della sciagura.

 

NOTA: video fornito a scopo documentaristico da ASCinema - Archivio Siciliano del Cinema, Palermo.

 

29 giugno 1959 - Una enorme folla partecipa alle esequie in piazza San Giovanni

29 giugno 1959: le esequie solenni

 

Noi chiniamo la fronte in umiltà. Ci sono sconosciuti i confini della vita e della morte. La vita ha confini terreni che debbono sfociare in orizzonti senza limiti, nei secoli eterni.

 

monsignor Sergio Pignedoli,
omelia delle esequie del 29 giugno 1959

I feretri furono portati nella camera ardente in basilica San Giovanni battista a Busto Arsizio dove nel pomeriggio di lunedì 29 giugno 1959 si svolsero le esequie solenni celebrate da monsignor Sergio Pignedoli, vescovo ausiliare della diocesi di Milano.
Una grande folla partecipò al solenne rito funebre; la chiesa fu gremita da familiari delle vittime e autorità; migliaia di persone invasero piazza San Giovanni, via Milano, piazza Vittorio Emanuele II e le vie limitrofe. Alcune vittime non erano ancora identificate e le bare di alcuni morti di nazionalità italiana erano già partite alla volta dei comuni dove si tennero esequie e sepoltura.

 

Dopo le esequie solenni, al cimitero di Busto Arsizio proseguì l’identificazione dei resti delle vittime senza nome; nelle due settimane successive tutte le salme partirono alla volta dei Paesi di origine; furono sepolte nel cimitero di Busto Arsizio due vittime statunitensi e il feretro contrassegnato col numero 67 definito dall’Autorità giudiziaria bara con resti umani, contenente pezzi di cadavere non riconducibili a nessuna delle vittime (contenente anche i resti delle due vittime britanniche mai identificate).

 

Il 29 giugno 1959 nel cimitero di Olgiate Olona in una tomba perpetua concessa gratuitamente dal Comune fu sepolta Maria Fermi Sacchetti, sorella del celebre scienziato Enrico Fermi: i tre figli esaudirono le volontà della madre che espresse il desiderio di essere sepolta dove la sua vita fosse terminata.

 

Come appurato successivamente, il feretro numero 67 bara con resti umani, fu collocato nel loculo ubicato nei colombari (arcata 4F, ultima fila in alto) la cui iscrizione sulla lapide attesta: Sono stati qui raccolti resti mortali delle vittime della sciagura avvenuta il 26 giugno 1959 a Olgiate Olona. In seguito, la bara con resti umani fu spostata nel loculo ubicato nei colombari (arcata 7E, ultima fila in alto) che, come accertato dalla ricognizione avvenuta il 17 giugno 2010, accoglie oggi quattro delle settanta vite immortali (sepolti nel camposanto il 5 luglio 1959): i coniugi statunitensi Michael A. Martino Jr. e Corinne Drafz Martino (i cui resti ossei sono in due cassettine metalliche); i britannici colleghi di lavoro Albert John Palmer e Percy Charles Nicholls (le ceneri della moglie, Irene Amelia Nicholls, sono state tumulate nel cimitero bustocco nel 2010) mai identificati, i cui nomi furono riportati sulla bara con resti umani.

 

I resti della fusoliera dell’aereo


La foto dei timoni del velivolo della TWA inclusa nel report del ICAO Accident Digest Circular 62-AN/57

La causa del disastro: una saetta fatale

 

Per indagare sulle cause del disastro, furono nominate commissioni d’inchiesta: una della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, altre tre composte da tecnici ed esperti rispettivamente della TWA, dell’Aviazione civile italiana, dell’Aviazione civile federale degli USA e della società assicuratrice. E al Senato della Repubblica accennò alla sciagura il senatore Ennio Zelioli Lanzini.

 

Tutti quanti videro l’aereo precipitare indicarono il fulmine come causa del disastro: il velivolo colpito da una saetta esplose, si spezzò, precipitò a terra tra fiammate gialle, verdi e violette, come fosse una torcia; quando si schiantò al suolo, non s’udì un solo lamento alzarsi tra i rottami della fusoliera che per ore rimase avvolta dalle fiamme e fumava ancora all’alba del giorno seguente. Per domare le fiamme, si attinse acqua anche dall’Olona che scorre lì vicino.

 

La notizia del disastro aereo fece il giro del mondo, in poche ore scosse e addolorò anche i vertici della diocesi di Milano, suscitò grande dolore persino in Vaticano dove il “papa buono” Giovanni XXIII celebrò una messa a suffragio delle vittime.

 

In assenza della scatola nera, l’autorevole opinione dei vertici dell’aviazione civile e militare italiana e internazionale e dei maggiori esperti del settore aeronautico indicò come causa del disastro aereo di Olgiate Olona una fatalità (il fulmine) e sollevò da qualsiasi responsabilità l’equipaggio del velivolo (qualificato ed espertissimo) e gli operatori dell’aeroporto di Milano-Malpensa.
Il verdetto finale della International Civil Aviaton Organization (ICAO) - Accident Digest Circular 62-AN/57 (pag. 132-152) - recita: “In mancanza di altre prove significative e concrete, tenuto in considerazione le condizioni meteo tempestose con frequenti scariche elettriche verificatesi nell’area al momento dello schianto, si può ipotizzare che l’esplosione dei vapori del carburante contenuti nel serbatoio n°7 sia stata innescata, attraverso i tubi di uscita, dall’accensione dei vapori del carburante che fuoriuscivano da detti tubi quale conseguenza delle scariche di elettricità statica (streamer corona) verificatesi in prossimità delle bocche di sfiato”.

Sebbene “in pratica” un fulmine non poteva danneggiare un velivolo, la sciagura di Olgiate Olona fu causata da una saetta fatale: caso eccezionale e raro, colpì i vapori di carburante fuoriusciti dalle condotte di sfiato del serbatoio dell’ala destra, facendo esplodere e schiantare il Super Constellation.

 

 

Il disastro aereo del 26 giugno 1959 a Olgiate Olona è oggi la quinta peggiore sciagura dell’aviazione civile in Italia, nonché la più grave avvenuta vicino all’aeroporto di Milano-Malpensa e nella “provincia con le ali” di Varese.

 

27 giugno 1959 - Resti del timone del Super Constellation

 

Il Registro delle sepolture del cimitero di Busto Arsizio con i nomi di quattro vittime del disastro aereo di Olgiate Olona


Il loculo situato nel cimitero di Busto Arsizio dove riposano quattro vittime del disastro aereo del 26 giugno 1959

Le quattro vittime del disastro aereo sepolte nel cimitero di Busto Arsizio

 

Giugno 2010 - Come attesta il volume Il disastro aereo del 26 giugno 1959 a Olgiate Olona scritto da Alberto Colombo e pubblicato nel 2008, documenti ufficiali e cronache giornalistiche attestano che sabato 5 luglio 1959 alle ore 15 quattro vittime del disastro aereo del 26 giugno 1959 a Olgiate Olona furono sepolte in tombe diverse nel cimitero di Busto Arsizio: i britannici Albert John Palmer (nato a Londra il 1° giugno 1917) e Percy Charles Nicholls (nato a Londra il 23 marzo 1915) e i coniugi statunitensi Michael Martino (nato a Chicago il 25 novembre 1929) e Corinne Martino (nata a Lombard Village, Dupage, Illinois il 22 luglio 1928).

Il Registro delle sepolture del cimitero di Busto Arsizio attesta le generalità dei defunti, il numero progressivo delle sepolture (riferito al 1959, rispettivamente: 269, 270, 271, 272; la nota precisa “morti per incidente aereo a Olgiate Olona”), la data e l’ora della sepoltura (5 luglio 1959 ore 15), l’ubicazione delle tombe: Albert John Palmer e Percy Charles Nicholls nel campo 24 bis, posto 1 e 2; i coniugi Michael Martino e Corinne Martino nel campo 58, spazio 88. Lo stesso Registro delle sepolture indica le successive variazioni. Il 24 luglio 1980, ventuno anni dopo il disastro aereo, i resti di Albert John Palmer e Percy Charles Nicholls furono traslati in un loculo di cui diamo l’ubicazione: arcata 7E, ottava fila, colombario n°2. Nello stesso loculo furono traslati il 3 luglio 1997 i resti di Michael Martino e Corinne Martino: da quel giorno, le quattro vittime del disastro aereo del 26 giugno 1959 sepolte a Busto Arsizio riposano in pace insieme. Sulla lapide in granito rosa l’iscrizione: “Palmer Albert Nicholls Percy Martino Michael Martino Corinne A ricordo disastro aereo M. 26-6-1959”.

Dunque, i resti di queste quattro vittime ricevettero sepoltura dapprima separata (nei campi) e in due diverse tombe, poi in un loculo unico la cui concessione, come appurato dalle nostre ricerche, fu rinnovata il 19 settembre 1997 la cui scadenza è il 19 settembre 2019.

 

Il loculo situato nel cimitero di Busto Arsizio (arcata 4F, ultima fila in alto)

Il loculo nel cimitero principale di Busto Arsizio (arcata 4F) che nel 1959 accolse il feretro bara con resti umani

 

Novembre 2017 - Il disastro aereo del 26 giugno 1959 a Olgiate Olona acquisisce un altro elemento storico: il loculo ubicato nei colombari del cimitero principale di Busto Arsizio (arcata 4F, ultima fila in alto) dove nel 1959 fu collocato il feretro contrassegnato col numero 67, definito dall’Autorità giudiziaria bara con resti umani, contenente pezzi di cadavere non riconducibili a nessuna delle vittime della sciagura. L’iscrizione sulla lapide - manufatto in marmo bianco, degli anni Cinquanta, impreziosito da un portafiori marmoreo - attesta: Sono stati qui raccolti resti mortali delle vittime della sciagura avvenuta il 26 giugno 1959 a Olgiate Olona. Tale elemento storico finora ignoto, non contenuto nel volume pubblicato nel 2008 (basato anzitutto sui dati riportati sul Registro delle sepolture), è emerso grazie alla fattiva e gentile collaborazione dei Servizi cimiteriali di Busto Arsizio contattati in vista della scadenza della concessione (19 settembre 2019) – pratica a suo tempo siglata dal rappresentante legale per l’Italia di Trans World Airlines (TWA), compagnia aerea che non esiste più, e seguita dal direttore servizi aeroporto e vendite merci TWA ubicati all’aeroporto di Milano-Malpensa - del loculo ubicato nei colombari dello stesso cimitero (arcata 7E, ultima fila in alto) che, come accertato dalla ricognizione avvenuta il 17 giugno 2010, accoglie quattro delle settanta vite immortali (sepolti nel camposanto il 5 luglio 1959): i coniugi statunitensi Michael A. Martino Jr. e Corinne Drafz Martino (i cui resti ossei sono in due cassettine metalliche); i britannici colleghi di lavoro Albert John Palmer e Percy Charles Nicholls (le ceneri della moglie, Irene Amelia Nicholls, sono state tumulate nel cimitero bustocco nel 2010) mai identificati, i cui nomi furono riportati sul feretro numero 67, la bara con resti umani qui spostata dal loculo dell’arcata 4F (oggi, dunque, verosimilmente vuoto).